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La Cina non ferma Yulin

Nei giorni scorsi alcuni attivisti animalisti cinesi hanno esortato le autorità locali ad accogliere, non solo a parole, la recente dichiarazione del governo nazionale, secondo il quale i cani sono compagni di vita e non “livestock” (bestiame), e quindi ad interrompere il contestato evento. Sulla carta tutto perfetto, ma la realtà è purtroppo ben diversa.

Purtroppo il "Festival"di Yulin non si ferma e, nei prossimi 10 giorni, migliaia di cani e gatti verranno ammassati in gabbie, torturati brutalmente, massacrati e uccisi.

Mentre l’OMS avverte che queste pratiche diffondono rabbia e colera, molti attivisti e associazioni animaliste puntano il dito contro il maltrattamento degli animali: cani e gatti percorrono l’immensa Cina per giorni e giorni e, disidratati, si avviano poi alla macellazione. Eppure il 64% dei Cinesi è contro questa tradizione, tanto che le petizioni online e gli attivisti aumentando di giorno in giorno.

Eppure in Cina i “mercati umidi” sono ancora molto diffusi. A Yulin, la maggior parte dei venditori ora sono concentrati nella zona del mercato di Nanchao, in periferia, mentre il noto mercato Dongkou, che in precedenza era l’epicentro del commercio, è relativamente vuoto. Forse un tentativo da parte delle autorità di provare a effettuare dei controlli, che però, senza punizioni esemplari, difficilmente potranno averla vinta su una crudele tradizione che non dovrebbe interessare solo gli amanti degli animali ma ogni persona che pensa alla propria salute e a quella pubblica.



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