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Sindrome di impotenza appresa nel cane

Oggi, cari amici de "La Casa dei Tini", vorremmo affrontare una questiona spinosa: la sindrome di impotenza appresa nel cane. Che cos’è, come si manifesta, e come è impiegata in alcune

metodologie per la modificazione del comportamento del cane? Approfondiamo assieme.



Gli esperimenti che hanno strutturato la base di questa teoria sono stati condotti tra la fine degli anni ’60 e inizio dei ‘70 da due psicologi: Martin Seligman e Steven Maier.

Quello che hanno sperimentato questi due psicologi sulla pelle dei cani, oggi per fortuna lo troveremmo inconcepibile e aberrante, ma in quegli anni gli era stato concesso per dimostrare la loro teoria: la sindrome dell’impotenza appresa.


L'ESPERIMENTO

Seligman e Maier hanno impiegato i cani e testato le loro risposte inducendo loro delle scosse elettriche, che non potevano prevedere o controllare e neppure ribellarsi o sottrarsi.

In questo esperimento, i cani sono stati fatti entrare in un cubo diviso in due camere da una barriera bassa. Una di queste camere aveva un pavimento elettrificato, mentre l'altra no (Cherry, 2017).


Seligman e Maier nel loro esperimento hanno coinvolto un gruppo di cani e li hanno divisi in tre sotto gruppi:


1. I cani del primo sono stati legati con imbracature per un periodo di tempo e non sono stati somministrati scosse elettriche;

2. I cani del secondo sotto gruppo erano legati alle stesse imbracature, ma ricevevano scosse elettriche che potevano evitare premendo un pannello con il naso;

3. Mentre i cani del terzo sono stati messi nelle stesse imbracature e sottoposti a scosse elettriche, a cui non avevano alcuna opportunità di sottrarsi.


Finito questo primo esperimento, tutti i cani furono posti (uno alla volta) nel cubo con le due camere divise da una piccola paratia di legno, facilmente superabile con un balzo. I cani del gruppo uno e del gruppo due hanno capito immediatamente che sarebbe stato sufficiente solo saltare la barriera per evitare la scossa sul pavimento, mentre la maggior parte dei cani del terzo sottogruppo non hanno nemmeno tentato di saltare per evitare di rimanere sulla parte elettrificata.

I ricercatori hanno così stabilito che:

In base alle loro precedente esperienza, i cani sottoposti a violenze a cui non potevano sottrarsi, avevano mostrato l’incapacità di tentare qualunque strategia per evitare di prendere la scossa elettrica: erano diventati vittime della sindrome di impotenza appresa (Seligman & Groves, 1970).

Sulla base di questi esperimenti, che hanno evidenziato la sindrome dell'impotenza appresa nel cane e poi indagata sui ratti e infine nell'umano, anche in cinofilia si sono inserite alcune scuole di pensiero che la impiegano sistematicamente.

Sono osservabili nelle tecniche che mettono il cane nella condizione di non poter più reagire o sottrarsi a qualunque proposta, richiesta, bisogno di allontanarsi, o di aggredire ciò che ritengono minaccioso.


Non tutti i cani reagiscono allo stesso modo di fronte a delle richieste o in presenza di qualcosa o qualcuno che ritengono pericoloso. Le reazioni sono soggettive e possono essere influenzate da notevoli variabili: stati patologici (sia organici che psicologici), molteplici esperienze traumatizzanti in periodi sensibili del cane, mancata socializzazione, post traumatici, cattiva gestione nelle relazione con umani, con altri cani, ecc.


Per queste ragioni è necessario stabilire quale sia la reale ragione del problema che porta il cane ad essere particolarmente spaventato o poco socievole, prima di iniziare qualunque percorso mirato alla riabilitazione del suo comportamento non di successo.


L' impotenza appresa nel cane si può creare anche attraverso l'”abuso ciclico”, ovvero, per tradurlo "in umana", la sindrome delle donne maltrattate.

Il tutto avviene in quattro fasi che si ripetono ciclicamente in modo che lo schema risulti essere prevedibile e ripetitivo per il cane.


L'abuso ciclico del cane mal-trattato

1. Fase uno: un periodo di costruzione della tensione in cui l'aggressore inizia a provocare la reazione del cane (che sia produttiva da irritazione, o di fuga evitamento). Si mette il cane in una condizione di essere trattenuto utilizzando strumenti dai quali è impossibile che possa sottrarsi, e gli viene messa la museruola affinché ogni suo tentativo di reazione vada a vuoto e non porti alcun risultato. In questa condizione il cane è inerme e senza alcuna possibilità di manifestare il suo disagio, rabbia, paura. Ne consegue che l’unico modo per sopravvivere a tale esperienza diventa il bisogno di concedere e sottomettersi all'aggressore e diventare docile e impotente;


2. Fase due: è periodo dove le esperienze fatte al punto uno vengono ripetute per alcune volte e recitate con procedure analoghe e ripetitive, è la finestra dove l’abuso da evento, diventa una certezza, e si concretizza la sindrome di impotenza appresa;


3. Fase tre: È il periodo definito la “luna di miele”, in cui l'aggressore può lodare il cane che è diventato "bravo", mostrare quasi rimorso dicendo che lo strumento che lo trattiene è solo per la sua sicurezza e/o cercare di rimediare all'abuso mostrando dolcezza e coccole verso il cane. Chi utilizza questo metodo spesso dirà che è solo una parte iniziale per far capire al cane chi comanda e come si deve comportare con il capo branco, e spesso dichiara che una volta che il cane avrà capito non sarà più necessario reiterare certe tecniche, spesso giustificando di averle impiegate in precedenza, incolpando il cane di poca docilità tale da aver provocato il bisogno di utilizzo di tali tecniche;


4. Fase quattro: viene definito il periodo di calma, in cui si interrompono le tecniche descritte nei precedenti punti, l'aggressore si comporta come se non fosse mai accaduto e la vittima prostrata, a volte può iniziare a credere che l'abuso sia finito e mostrarsi addirittura affettuosa e rispettosa nei confronti di chi che sia, a partire da chi ha impiegato tali tecniche, poiché il cane qualunque cosa faccia, è probabile che si senta completamente impotente e incapace di evitare qualunque l'abuso, ed evita così di prendere qualunque iniziativa.

Fonte: (Rakovec-Felser, 2014).


Cosa avviene nel cane sottoposto a questa tecnica

di modificazione del comportamento:


- Rivive le punizioni come se si ripetessero anche quando non sono presenti e pertanto la sua vita e ogni attività sarà sempre basata con l’emozione di paura come sottofondo;

- Tenta di evitare l'impatto anche solo psicologico delle esperienze di punizioni e per farlo cercherà di evitare attività se non sotto comando;

- In molti casi si assiste, a medio termine, alla comparsa di condizioni di ipereccitazione o ipervigilanza del cane, spesso si manifestano sequenze comportamentali incomplete o disorganizzate;

- Esperienza di distorsione della realtà (comportamenti poco aderenti al contesto/Nevrosi o depressione) altre depressioni somatiche, come invecchiamento precoce (osservabile spesso con il muso del cane imbiancato anche in giovane età e aspetto che lo porta ad apparire molto più anziano di quello che invece è la sua età anagrafica).


Purtroppo ancora troppo spesso di assiste a queste tecniche (camuffate subdolamente sotto nomi meno spaventosi) che vengono esaltate da sedicenti professionisti come "super funzionali" ma che, in realtà, vanno a spegnere e prosciugare l'identità dell'individuo a quattro zampe.

Con la scusa di rendere il cane docile e ubbidiente, fanno leva sul piano psicologico, arrivando a rendere passiva la condotta del cane. Vi sembra un buon sistema per ottenere l’ubbidienza del vostro animale?


L'articolo di oggi prende spunto da una riflessione di Attilio Miconi che condivido in pieno.

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